Ogni bambino merita di
avere la possibilità di potersi esprimere, di poter esprimere i propri
talenti.... che sono diversi gli uni dagli altri ma tutti speciali e allo
stesso tempo ha il diritto di mostrarsi nelle proprie fragilità e di trovare
una spalla che lo aiuti, che si sprechi per lui.
Nelle stanze
plurisensoriali le differenze si annullano, non si vedono, perché si lavora su
canali che non richiedono né abilità né competenze, non richiedono
prerequisiti, prestazioni… richiedono cuore e pancia, ovvero la capacità di
sentirsi e sentire gli altri.
Negli ultimi anni, lavorando a stretto contatto con differenti “bambini speciali”, noi insegnanti ci siamo rese conto di come il canale multisensoriale sia un approccio di elezione nei loro confronti ma parallelamente, nell’ottica di una didattica inclusiva, tale approccio sia estendibile in modo puntuale e sistematico nel “modo di fare scuola” a tutti i nostri bambini.
Il canale multisensoriale è infatti capace di unire e integrare due mondi diversi: quello della didattica generale e quello della didattica speciale.
Grazie agli studi nel campo delle neuroscienze, sappiamo che i sensi non sono cinque, ma molti di più. Oltre a quelli conosciuti esistono, tra gli altri, il senso dell’equilibrio, della temperatura, del dolore e, soprattutto, la propriocezione (cioè la consapevolezza del nostro corpo). La percezione sensoriale, la conoscenza e l’azione agiscono in modo simultaneo e l’interattività tra le stesse e la possibilità di sperimentare con tutti i sensi favoriscono l’apprendimento.
Il processo di apprendimento parte sempre da un’emozione e quindi dalla sperimentazione attraverso i sensi.